Un documento del Forum Nazionale per l’Educazione Musicale sulla formazione degli insegnanti.
LA FORMAZIONE DIDATTICO-MUSICALE: È FACILE PARLARE DI EDUCAZIONE MUSICALE (SE SAI COME FARLO)
Il Forum Nazionale per l’Educazione Musicale presenta La Formazione Didattico-Musicale: è facile parlare di educazione musicale (se sai come farlo), un nuovo documento a cura del Forum che nasce da scambi e riflessioni delle nostre Associazioni sul delicatissimo tema della formazione.
Ci auguriamo che questo possa essere l’inizio di una riflessione collettiva su questo tema che porti verso la ricerca di una vera qualità.
OBIETTIVI del DOCUMENTO
Questo documento vuole fornire delle linee guida condivise e consapevoli per la scelta di percorsi di formazione o aggiornamento e denunciare una situazione attuale che rischia di danneggiare percorsi formativi che per anni sono stati in grado di accrescere la qualità dell’educazione musicale nella scuola.
L’esperienza ci ha insegnato che la formazione professionale di un’insegnante dovrebbe essere una premessa indispensabile al suo lavoro in classe ed è fondamentale che venga fatta con alti livelli di qualità didattica, per il bene di tutti. In particolare, nel campo della didattica musicale non basta sapere ma occorre saper fare di/con la musica, coniugando così conoscenze relative alle discipline teoriche e pratiche. La maggiore efficacia si avrà quando gli educatori, in relazione alle proprie qualità umane, al proprio essere, e ai propri atteggiamenti e comportamenti – saper essere – orientano la propria azione allo sviluppo della musicalità delle bambine e dei bambini con i quali operano per il saper far fare.
UNA PREMESSA
Da ormai diversi anni, la formazione iniziale e continua degli insegnanti si presenta come elemento di riflessione e di sviluppo, al fine di adeguare il ruolo dell’insegnante alle esigenze di una società sempre più dinamica e complessa. Ma se per tutte le discipline scolastiche essa necessita principalmente di un’integrazione didattico-pedagogica e gestionale-organizzativa ai contenuti della propria materia di cui già si ha competenza, nel campo dell’educazione musicale e in particolare nei livelli educativi infanzia e primaria manca totalmente un grado anche minimo di competenza specifica sulla disciplina che possa consentire di sviluppare la musicalità dei bambini e delle bambine in maniera coerente e costruttiva.
I rari casi in cui l’insegnante abbia un percorso musicale alle spalle sono spesso frutto di un percorso di studi individualizzato che peraltro l’insegnante ha sviluppato durante la sua crescita in contesti associativi più che istituzionali, e non colma la formazione didattico-pedagogica di ambito musicale a cui la formazione istituzionale assolve quasi solamente in linea teorica.
Va poi considerato che definire cosa sia “educazione musicale” e con quali finalità e modalità debba essere praticata nel percorso scolastico di base è una questione ancora troppo poco ragionata e condivisa, rendendo il panorama educativo di ambito musicale estremamente difforme e in molti casi fortemente limitativo e superficiale.
EDUCAZIONE MUSICALE: FACCIAMO CHIAREZZA
Nel percorso scolastico e di crescita l’educazione musicale può e dovrebbe assolvere pienamente i suoi potenziali di apprendimento: non solo quelli specifici del linguaggio musicale ma altresì quelli trasversali. Diversi studi hanno ampiamente dimostrato che la plasticità cerebrale indotta dalla pratica musicale coinvolge domini e competenze che migliorano il linguaggio, la memoria, l’attenzione e la concentrazione, le funzioni esecutive e operano anche sulla sfera delle emozioni promuovendo il benessere e l’affiliazione sociale.
Educazione vs istruzione
L’essere umano conosce il mondo attraverso i suoni, l’udito infatti costituisce una forma di conoscenza indispensabile. Per questo l’attenzione all’universo sonoro è una dimensione da curare in maniera permanente. Per farlo diventa fondamentale educare alla/con la musica ogni età e non limitarsi ad istruire. L’educazione designa un processo di strutturazione complessiva e complessa della personalità, un apprendimento in senso lato in grado di inglobare socializzazione e inculturazione. Per educare alla musica occorre mantenere viva la dimensione esplorativa, il piacere della scoperta e dell’individuazione di modi personali di rapportarsi ed esprimersi con i suoni. Istruire alla musica, invece, è solo una parte del fare musica e non dovrebbe esaurirne il suo potenziale. L’apprendimento strumentale, ad esempio, è un’attività specifica estremamente limitante se non è in grado di fondere voce, corpo e mente in un’unica combinazione complessa, e che lascia fuori l’infanzia, finestra temporale in cui questa combinazione rappresenta il tetto massimo delle fasi di apprendimento.
Educazione musicale vs propedeutica musicale
Questo agire globale è ben diverso da ciò che riflette l’ancora troppo diffuso termine di “propedeutica musicale”, poiché implicitamente esso distingue una musica di serie A (l’apprendimento strumentale) da una di serie B che la precede (il gioco musicale). Siamo profondamente convinti al contrario che solo dalle attività complesse, che devono essere indagate e approfondite ad ogni età, l’individuo possa formare quella consapevolezza musicale globale, senza la quale l’istruzione specifica resterà un fatto meramente tecnico e sterile.
Il Terzo Settore musicale per l’educazione musicale
Da decenni l’educazione musicale con le caratteristiche sopra esposte, è cresciuta e si è principalmente sviluppata in realtà virtuose legate all’associazionismo e al mondo del Terzo Settore musicale, al di fuori delle Istituzioni scolastiche e dei percorsi riconosciuti. La musica nella scuola, tra l’altro, è stata riconosciuta come disciplina a pieno titolo solo in anni piuttosto recenti con percorsi molto frammentati e discontinui tra gli ordini di scuola e i Conservatori hanno mantenuto didattiche selettive incentrate sulla pratica strumentale.
L’osservazione attenta del ruolo che la musica svolge all’interno della società a tutti i livelli, l’aumento della richiesta educativa nei territori, l’evolversi rapido del linguaggio e della cultura musicale ha fatto crescere nell’associazionismo più attento la necessità di individuare e perfezionare approcci educativi più inclusivi, didattiche nuove, pensieri e metodologie insieme allo studio delle evidenze scientifiche che progressivamente sono emerse. L’associazionismo ha saputo ampliare e potenziare le proprie competenze didattico-pedagogiche attraverso ricerca, pubblicazioni, reti, scambi, influenze e collegamenti anche con le linee pedagogiche internazionali.
Quando la musica è entrata più massicciamente nel percorso scolastico, l’assenza di formazione idonea da parte del personale interno ha ulteriormente stimolato l’associazionismo a farsi portatore di progetti e laboratori musicali all’interno della scuola. I docenti cresciuti nelle associazioni musicali hanno portato nella scuola esperienze e competenze apprese al di fuori di essa e le associazioni si sono rese disponibili a colmare una lacuna formativa attraverso l’attivazione di corsi e seminari di didattica-musicale, condividendo repertori, esperienze, approcci metodologici per il personale della scuola.
FORMAZIONE DIDATTICO-MUSICALE OGGI
Il Ministero ha riconosciuto all’associazionismo più virtuoso, attraverso pratiche di accreditamento secondo precisi standard, di fornire percorsi formativi o di aggiornamento didattico-musicali per gli insegnanti anche di scuola pubblica. Le associazioni più valide nel rispetto di questi standard hanno promosso attività formative di profilo medio-alto e in grado di offrire ai docenti intenzionati percorsi efficaci alla crescita delle loro competenze fornendo strumenti pratici per il lavoro in classe. La collaborazione fra scuola e terzo settore musicale ha permesso all’educazione musicale di crescere e, in una scuola di base sempre più complessa e multiforme, di offrire un potente strumento di inclusione, benessere, coesione sociale. Anche se ancora oggi non viene riconosciuto al terzo settore musicale il ruolo di attore educativo alla pari e le politiche penalizzano
e depotenziano ciclicamente l’educazione musicale tra le discipline scolastiche.
Questa disattenzione e mancanza di cura verso le realtà più virtuoso ha facilitato, soprattutto nella fase post pandemica, un’esplosione incontrollata di percorsi on-line in grado di ridurre enormemente i costi, ma completamente privi di quel fare pratico che la musica richiede oltre ad altre esperienze formative di dubbia qualità. L’accreditamento ministeriale, concesso indiscriminatamente a tutti i percorsi, non è stato in grado o non ha avuto interesse a sostenere la qualità formativa appiattendo ulteriormente la validità dei suoi riconoscimenti.
Educazione musicale nella scuola: una disciplina trasversale
Prima di valutare nello specifico gli aspetti della formazione professionale dell’educatore musicale resta da chiedersi: cosa è utile che l’educazione musicale, per come la intendiamo, faccia nel percorso scolastico e di crescita? L’aspetto certamente più trascurato nella maggior parte delle scuole di oggi dalle didattiche ordinarie è la trasversalità dell’apprendimento musicale, la sua interdisciplinarietà, la sua multidisciplinarietà che rende la musica così importante nel percorso di crescita di ogni individuo. Limitare l’ora di musica, ad esempio, all’esecuzione di brani con strumenti spesso di dubbia qualità, sminuisce di molto il potenziale di stimoli che il linguaggio musicale può fornire per lo sviluppo delle capacità di ascolto connesse all’incremento di attenzione e concentrazione, oppure per lo sviluppo di motricità globale e propriocezione, o ancora per il miglioramento delle capacità respiratorie e fonatorie, delle abilità sociali e di cooperazione, per la regolazione delle economiche.
Formare o informare?
Siamo tutti concordi nel sostenere che sia impossibile trasferire competenze che non si possiedono o non si sono mai sperimentate: come insegnare una lingua se non la si è mai parlata? Come insegnare un calcolo se non lo si è mai utilizzato? Come insegnare un movimento che non si è mai compiuto?
Possiamo essere informati su determinati aspetti, ma non sufficientemente formati per poterli praticare e quindi trasferire ad altri.
Informare o informarsi vuol dire dare o ricevere notizia, dato o elemento che consente di avere conoscenza più o meno esatta di fatti, situazioni, modi di essere.
Formare o formarsi si riferisce invece a una maniera profonda di sviluppo psicofisico e intellettuale, che sia il risultato di un’elaborazione di informazioni insieme all’acquisizione di strumenti e competenze di natura plurima. La domanda allora sorge spontanea: perché vediamo proporre con sempre più frequenza e sovente aderire a proposte “formative” che informano ma non formano?
L’atto educativo, tanto più se ciò che si impara dovrà poi a sua volta essere trasmesso, deve essere un equilibrio perfetto tra ciò che si è studiato, conosciuto, appreso, elaborato, insieme a tutte le competenze applicate, esperite, sperimentate nel percorso di crescita e formazione personale di natura, nel nostro caso, psicopedagogica.
Cosa dunque possiamo considerare formazione e cosa informazione?
Formazione on-line e formazione in presenza
La cosiddetta “formazione on-line” forma o informa? Senza dubbio tutte le modalità educative sono funzionali alla diffusione di un sapere e di una conoscenza di pensieri e modalità didattiche. Ma occorre essere consapevoli che la didattica musicale richiede competenze non imputabili solo al sapere ma soprattutto al saper fare e che per imparare a fare occorre veder fare e soprattutto fare.
L’unità di luogo e di tempo, la possibilità per il formatore di osservare nel contesto d’azione specifico l’agire del partecipante senza filtri è prerogativa indispensabile per la verifica di quanto sapere venga poi applicato nella pratica.
L’ambiente di apprendimento affinché sia efficace richiede un ambiente di relazione e di fiducia nello scambio, ma per questo occorre una presenza tangibile, che è molto più difficile da falsare.
Si aggiunga che il SUONO e le sue caratteristiche, è il principale interesse di una didattica musicale di qualità e la tecnologia a distanza non potrà mai supportare una fedele riproduzione di questo elemento prioritario, castrando la comunicazione anche teorica di una percezione sensoriale e corporea che non dovrebbe mancare nel docente che si occupa di educazione musicale.
Così come le attività di pratica collettiva in contesti a distanza sono impossibili eppure sono fondamentali nell’educazione musicale.
Il non poter sperimentare questi aspetti attraverso la formazione a distanza non può che renderla informativa e assolvere più ad una funzione teorica che pratica.
Formazione permanente
Se la formazione è l’apprendimento contemporaneo di informazioni e possibili strategie e pratiche applicative che nascono dalla più profonda conoscenza delle diverse visioni psicopedagogiche, neuroscientifiche, didattiche in continuo aggiornamento essa richiede un processo formativo permanente, ovvero la necessità di non fermarsi ad una sola formazione di base e ad una sola modalità applicativa, ma di continuare il lavoro di ricerca, ricerca-azione, confronto e studio per assicurare un atto educativo sempre coerente con i cambiamenti relativi all’ambito sociale e ai destinatari dell’atto educativo stesso. Non si può pensare la formazione come una mera acquisizione di materiali da riproporre come ricette precostituite, non ponendo attenzione alla diversità dei destinatari; piuttosto è indispensabile appropriarsi di un pensiero educativo che sia in grado di osservare, cogliere ed accogliere le necessità delle differenti situazioni che si possono incontrare nel proprio percorso professionale, possedere una personale identità didattica e continuare a prendersene cura nel tempo.
I CAMPI FORMATIVI
Per acquisire competenze necessarie all’insegnamento dell’educazione musicale nelle scuole di ogni ordine e grado, come per ogni altra disciplina, oltre alle competenze musicali specifiche è necessario approfondire modalità didattiche efficaci ed efficienti. Queste modalità possono essere apprese, interiorizzate e sperimentate in percorsi di FORMAZIONE PROFESSIONALE INIZIALE in presenza che abbiano caratteristiche specifiche per le fasce d’età in cui si andrà ad operare, con formatori competenti per studi ed esperienze, che prevedano in un tempo lungo attività sia pratiche che teoriche.
Solo al termine di percorsi formativi strutturati in grado di fornire non solo repertori e proposte didattiche ma in grado di trasferire competenze utili all’autonoma scelta e rielaborazione del repertorio secondo gli obiettivi prefissati, è auspicabile proseguire la propria formazione accedendo ad esempio a CORSI DI SPECIALIZZAZIONE in grado di elevare la competenza in ambiti sempre più specifici, SEMINARI O WORKSHOP DI AGGIORNAMENTO finalizzati ad accrescere le competenze di una persona e le sue abilità per far fronte alle richieste espresse nel contesto lavorativo e anche a forme di MICROLEARNING (webinar, video formativi, brevi corsi on-line) che se combinati con altri approcci didattici possono favorire un’esperienza di apprendimento integrata e stimoli ampi di riflessione e conoscenza.
L’atteggiamento diffuso da parte di insegnanti poco scrupolosi di surrogare le proprie lacune verso l’educazione musicale attraverso la frequenza solo di seminari monografici o peggio di brevi formazioni on line, o ancora attraverso l’uso di kit preconfezionati senza essersi impegnati in un percorso formativo più approfondito è una pratica estremamente limitante della funzione che l’educazione musicale può svolgere in una classe, e rischia di non evolvere il pensiero comune relegando all’educazione musicale la funzione di semplice svago, danneggiando la disciplina, i bambini e le loro famiglie, oltre quei professionisti che hanno dedicato la loro vita alla crescita di una diversa visione dell’educazione musicale.
TIPOLOGIE FORMATIVE
Per tutte le ragioni sopra addotte in una fase quanto mai confusa è importante avere un’idea più precisa della differenza tra le diverse tipologie di formazione. Il presente schema vuole essere una guida per tutti coloro che si affacciano alla formazione didattico musicale ma anche per chi promuove ed organizza percorsi formativi o seminari di aggiornamento al fine di individuare la corretta terminologia al programma e alle modalità didattiche che intende offrire senza generare aspettative che potrebbero restare inattese.
La formazione in ambito didattico-musicale prevede percorsi lunghi e strutturati. Ogni altra proposta è da intendersi come aggiornamento.
FORMAZIONE
corsi di formazione: serie metodica di lezioni o trattazione sistematica di una disciplina, inquadrata nell’ambito di un programma di studi. Diluita su più giornate formative fornisce un complesso di informazioni teoriche, pratiche, psico-pedagogiche finalizzate all’apprendimento di specifiche pratiche didattico-musicali.
Viene diluito nel tempo, perché il partecipante possa apprendere al meglio tutte le informazioni. L’obiettivo primario è quello di trasferire le conoscenze procedendo per livelli. Man mano che si familiarizza con l’argomento, i contenuti si approfondiranno sempre più, fin quando i fruitori del corso padroneggeranno al meglio i concetti e saranno in grado di metterli in pratica.
AGGIORNAMENTO
workshop: eventi formativi monotematici, solitamente distribuiti in un’unica giornata di approfondimento dove si discute su uno specifico fenomeno. I workshop sono di tipo teorico, pratico ed esperienziale e sono diretti solitamente a specifiche categorie professionali. A differenza del corso di formazione, il workshop è dedicato a chi è già in possesso di alcune competenze di base sull’argomento svolto. Nel corso di un workshop si dà più spazio alla parte pratica, che a quella teorica. Esso permette al partecipante di conseguire nuove conoscenze e approfondire quelle di cui è già in possesso.
laboratorio: spazi altamente esperienziali in cui è possibile apprendere specifiche tecniche o strumenti utili sia ad arricchire il proprio bagaglio di competenze professionali, possono essere diretti a professionisti o ad un pubblico di “non addetto ai lavori”.
seminario: incontri informativi e divulgativi su tematiche di interesse collettivo. Gli incontri possono essere suddivisi in cicli tematici. I seminari hanno lo scopo di creare uno spazio di confronto e di riflessione comune e sono rivolti sia a professionisti che ad un pubblico di “non addetto ai lavori”.
masterclass: breve corso di specializzazione, soprattutto in campo musicale, che un ristretto numero di allievi avanzati segue con la guida di un musicista di alto livello.