Giovanna Marini ci ha lasciato, così, scivolando in un altro mondo
La nostra storia, quella della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, è fortemente intrecciata alla sua e ora resta un vuoto che è difficile colmare.
Giovanna era qui, tutte le settimane, ad occuparsi di chi amava il canto popolare e i canti di lavoro e di lotta. Era qui con il suo sguardo e il suo sorriso. E la sua competenza.
Ci regalava tutto quello che aveva scovato in anni di ricerca sul territorio e ci regalava anche quello che nasceva da lei, i suoi canti, le sue opere.
Non amava essere definita Pasionaria, avrebbe preferito Compositrice, visto la quantità di musica originale che ci lascia.
Giovanna si era perfezionata in chitarra con Andres Segovia, era partita da studi classici. Poi aveva incontrato Roberto Leydi, Gianni Bosio e Diego Carpitella, negli anni sessanta a Milano.
E lì aveva iniziato a scoprire la musica popolare, con le mondine. Aveva scoperto che le piaceva raccontare attraverso la musica…
Il percorso di Giovanna è stato lungo e incredibile. Molte le opere che ha composto, dalla “Grande Madre impazzita” alla “Ballata del carcere di Reading” alle musiche per Folco Quilici, per Maselli, Loy, Pietrangeli…
Giovanna ha attraversato una parte della storia unendo due mondi non sempre conciliabili: quello classico e quello popolare.
Ha creato un modo nuovo, forte e profondo, di descrivere le ferite della storia. Dalle Fosse Ardeatine, alla strage di Ustica, i treni per Reggio Calabria, la morte di Pasolini, la condanna di Mimmo Lucano, con la sua voce è sempre stata presente.
E qualcuno così l’ha descritta e a Giovanna questa descrizione piaceva molto:
…La Marini è dissonante, è stridente, è offensiva e provocatoria. E’ un urlo a volte sgraziato e scomposto, ma sempre dall’altra parte del potere. Può piacere o non piacere, ma questa è la sua strada…
Ciao Giovanna resterai con noi, per sempre.