Flauto dolce – Tullio Visioli

Dolce far flauto: flauto dolce e musica d’insieme

Il corso di flauto dolce
Un corso per conoscere ed esplorare sonorità e repertori di uno degli strumenti più diffusi e praticati: musica medioevale e tradizionale, musica contemporanea e di tradizione orale, ma anche il periodo aureo del rinascimento e i virtuosismi del tardo barocco.
Particolare attenzione è dedicata allo studio dei percorsi didattici (per età e per livelli) e al quotidiano lavoro sul suono, sul respiro, sull’articolazione, sulla postura e sul controllo delle dita.

Ogni allievo è seguito e guidato ad elaborare – libera salmodia, auto-ascolto, scrittura ed esecuzione – un personale repertorio per il proprio strumento.
Il corso è aperto a tutta la “famiglia” dei flauti dolci e prevede uno spazio settimanale per la musica d’insieme.
Si consigliano i flauti con diteggiatura neo-barocca.

A proposito del flauto dolce
Il flauto dolce è uno strumento di origini antichissime e di larga diffusione, a partire dall’impiego che se ne fa nel campo della didattica musicale. Depongono a favore della sua utilizzazione

  • l’economicità e la funzionalità dei modelli in plastica
  • le dimensioni ridotte delle due taglie più utilizzate (soprano e contralto)
  • la ricchezza della letteratura a disposizione dello strumento

Il repertorio
Il periodo di produzione “storica” va dal medioevo al tardo barocco. A questo repertorio si aggiunge la copiosa e diffusa produzione compositiva (comprese numerose trascrizioni) che a partire dalla prima metà del 900 inserisce il flauto dolce a buon diritto nello strumentario delineato da Carl Orff e lo mette in relazione con la propria famiglia strumentale, col pianoforte, con gli archi, gli strumenti antichi, l’orchestra, ecc.
Come tutti gli strumenti “semplici” – un fischietto con l’aggiunta di un corpo provvisto di fori digitali – è “naturalmente” aperto ad una vasta gamma di possibilità di esplorazione sonora che hanno attratto l’attenzione di molti compositori contemporanei. Anche il suo impiego nella musica da film o di commento all’immagine è diffuso: si pensi, tra l’altro, agli western di Sergio Leone commentati da Ennio Morricone, dove il flauto dolce ha trovato un curioso e caratterizzante impiego solistico.

Premesse per una crescita educativa col flauto dolce
Detto questo, per un corretto apprendimento del flauto dolce e per una pratica che sia anzitutto portatrice di crescita educativa (in senso musicale ma non solo…) bisogna tener conto di alcune fondamentali premesse:

  • il flauto dolce è strumento musicale a tutti gli effetti: a partire da un apprendimento iniziale di tipo formativo, in seguito si sviluppa uno specifico iter di approfondimento, attraverso (da diversi anni esiste un diploma di flauto dolce) corsi specifici e, appunto, scuole di tipo associativo
  • la buona riuscita del suo apprendimento richiede strumenti musicali di buona qualitàe la tassativa “messa al bando” di tutti i giocattoli di plastica più o meno colorata che, in un ensemble di flauti dolci, arrecano gioia alla vista ma non all’orecchio. Come abbiamo già osservato, ne esistono di ottimi e funzionali anche in plastica, ma occorre sapersi orientare
  • qualora venga considerato come uno strumento propedeutico(funzione estremamente “nobile”), ciò significa che tutto ciò che si apprende per mezzo del flauto dolce, verrà in seguito “tradotto” e trasposto per altri indirizzi di studio. Pertanto occorrono un’attenzione e una competenza di buon livello, anche e soprattutto nella fase iniziale

Uno strumento per tante musiche
Il flauto dolce è uno strumento semplice e allo stesso tempo duttile, opportuno per dialogare non solo con la contemporaneità e il passato (la storia), ma anche con una vasta parte delle tradizioni musicali. Il thin whistle irlandese, la quena sudamericana, il ney medio orientale, il friscalettu siciliano, i numerosi flauti a becco delle tradizioni europee sono tutti strumenti affini e/o analoghi per l’aspetto propriamente sonoro e per la collocazione e la funzione culturali.

Flauto dolce e nuova didattica musicale
La sua recente introduzione nei programmi di Conservatorio lo predispone all’innovazione didattica e alla ricerca, all’attivazione di percorsi d’apprendimento che tengano conto dei progressi e delle conquiste ottenuti in campo pedagogico e di un metodo di apprendimento che integri acquisizioni mutuate dalla psicologia, dalla fisiologia (respirazione, postura…), dalla fisica acustica e dalle discipline umanistiche, quali l’estetica, la storia della musica e delle culture musicali.
Essenziale, direi determinante, è anche il recupero della capacità improvvisativa e l’inserimento nel quotidiano programma di studi della pratica della “libera salmodia”, affine alle antiche e primigenie forme del “ricercare” e del “preludio”.

Tullio Visioli