Contrabbasso – Paolo Marzo

Crediamo che il modo più efficace di iniziare a presentare il corso di contrabbasso della Scuola sia quello di raccontare

– ciò che il corso è riuscito a fare
– ciò che ancora non è riuscito a fare
– ciò che non riuscirà a fare mai

Il come ed il perché li trovate in fondo al testo.

1. Quello che è riuscito a fare

  • insegnare da zero a suonare il contrabbasso sia a chi si è avvicinato al corso con in mente il contrabbasso nel jazz, sia a chi lo ha immaginato impegnato in gruppi e orchestre di musica classica o come solista
  • permettere, in pochi mesi, agli allievi di partecipare a corsi e laboratori facenti parte della ricca offerta di musica d’insieme della scuola suonando un contrabbasso
  • conoscere ed approfondire lo studio del repertorio del contrabbasso nella musica “colta”
  • conoscere ed approfondire gli strumenti tecnici ed espressivi del contrabbasso nel jazz e nella musica popolare
  • preparare gli allievi ad affrontare (e superare) l’esame di diploma in contrabbasso (vecchio ordinamento)
  • preparare gli allievi ad affrontare (e superare) l’esame di ammissione al triennio (nuovo ordinamento)
  1. Quello che non è riuscito a fare
  • far diventare le giornate di 36 ore invece di 24 permettendo così, a chi lavora o studia, di occuparsi di musica per diverse ore al giorno, quindi anche di “praticar” il contrabbasso
  1. Quello che non riuscirà a fare mai
  • dire a chi lavora o studia, e quindi non può occuparsi di musica per diverse ore al giorno, di lasciar perdere la musica “suonata” e rimettersi le cuffiette alle orecchie

Come
Alla fine di ogni anno di corso non vi sono esami perché, come dice Eduardo de Filippo, “gli esami non finiscono mai”. Ci pensa la quotidianità a verificare la qualità di un musicista.
Siamo fortunati, la musica si sente, nessuno si può imboscare. Preferiamo l’approccio “are you ready for…?”, “sei pronto per…?”.

Insegnante e allievo si danno un obiettivo da realizzare in un certo periodo di tempo. Ci riescono? Oppure no?
Un obiettivo può essere quello di superare un esame di ammissione ad una scuola, all’università, un esame di certificazione oppure semplicemente raggiungere il livello minimo per praticare con piacere uno strumento e suonare la musica preferita con i propri amici.
I tempi di raggiungimento di un determinato obiettivo possono mutare sensibilmente da persona a persona anche considerando le disponibilità di tempo da dedicare alla pratica dello strumento e all’approfondimento dell'”argomento musica” in generale.

Si può però tranquillamente affermare che una persona, con anche poco ma costante tempo a disposizione per lo studio giornaliero, riesce nel primo anno a conoscere la intera tastiera dello strumento ed eseguire semplici melodie sia con l’arco che pizzicando ed acquisire le nozioni di base per suonare ed accompagnare sulle “sigle” (interpretare la notazione degli accordi di un brano jazzistico).
Sempre nel primo anno raggiunge la possibilità, quindi, di unirsi a gruppi e insiemi di musicisti di musica classica, jazz, popolare di livello base.

Il metodo seguito è quello tradizionale della scuola contrabbassistica italiana portato dall’insegnante ad un esasperato livello di personalizzazione con l’obiettivo di sfruttare al massimo il tempo di studio disponibile.
testi di studio sono quelli previsti dai normali corsi di formazione in contrabbasso dei conservatori italiani integrati da materiali più recenti anche originali. Per gli amanti del jazz è prevista l’analisi dei diversi stili di accompagnamento ed improvvisazione.
Sempre considerato il tempo a disposizione dell’allievo per lo studio, l’obiettivo dei livelli del corso successivi al primo è quello di consolidare le conoscenze acquisite nel primo anno e proseguire nella conoscenza e approfondimento dei repertori.

Perché
Diversi decenni fa la Scuola è nata non come attività commerciale in ambito musicale bensì come punto di incontro-scambio, dedicato a musicisti e non, senza preclusioni verso qualsiasi stile musicale. Una decisa risposta ad una situazione italiana che, oggi come allora, non prevede la creazione di spazi dove incontrarsi per imparare la musica e suonare insieme.
L’insegnamento della musica nella scuola primaria e secondaria, salvo rare eccezioni, non funziona e quindi non è difficile raggiungere l’età adulta senza aver mai cantato una nota o toccato uno strumento musicale.
Che la musica fosse un arte “necessaria” con una forte valenza sociale è stato ed è il criterio fondante della Scuola. Da ciò deriva la ricchezza dell’offerta di “musica d’insieme” nella quale lo studio individuale può e deve confluire. Poi, se proprio uno adora suonare sempre da solo nella sua stanza, nel bosco o in cima ad una rupe, non sarà certo la Scuola a impedirglielo.

Paolo Marzo